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Smart & Secure Cities

Fra l’indifferenza generale continua la costruzione di Expo 2015: da un lato i cantieri, le inchieste giudiziarie, l’ndrangheta e gli incidenti sul lavoro, oltre alla devastazione irrimediabile del territorio, dall’altro la rete organizzativa più generale, che da poco vanta un partner commerciale (Intesa SanPaolo) e da ieri anche di un partner tecnologico (Finmeccanica), che come obiettivo ha quello di costruire non l’architettura ma il sogno Expo2015.

A più riprese le istituzioni che organizzano l’evento han provato a promuoverlo argomentando le virtù di Expo quale motore dell’economia, grazie ai miliardi di euro pubblici in grado a pioggia di riempire le casse dei soliti potentati. Oltre a ciò è evidente il tentativo di ridisegnare interamente la metropoli facendo leva anche sul caos generato dal grande evento, tentativo che prevede un’importante appropriazione del capitale finanziario di funzioni e beni svolti in precedenza dalla comunità (vedi economie legate al welfare e gestione aeroporti per fare alcuni esempi). A latere, sempre in procinto di scatenarsi, c’è la gang legata al ciclo finanza/mattone, composta da molti degli attori legati direttamente ad Expo2015 (per es.Intesa Sanpaolo) sempre pronta a “valorizzare” ogni centimetro quadro di territorio.

Le cronache parlano anche di un tema, “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”, ma ben pochi ne capiscono, a ragione, la pertinenza con ciò che in realtà è un grande evento. I problemi che sino ad ora hanno attanagliato il grande evento malato non derivano però dall’incoerenza fra il tema e l’evento, per carità: questo tipo d’incongruenza non è certo un’esclusiva di Expo2015. Ciò che invece è emerso è un problema organizzativo più generale, in cui ancora si discute di mancate coperture economiche, progetti che verosimilmente verranno ultimati in ritardo, progetti che in realtà sembrano proprio mancare, sogni che non trovano rappresentazione e di conseguenza immaginari vuoti che non fanno altro che confermare la mancanza (forse l’impossibilità) della proposta “Green Expo” anche se rimanessimo solo in superficie. Nelle ultime settimane il vuoto contenutistico della manifestazione è emerso impietosamente, in particolare l’incontro con oggetto il padiglione Italia (http://www.inventati.org/offtopic/?p=1695) ha mostrato mancanza di progettualità e scarsa capacità di gestire l’improvvisazione.

E’ emerso recentemente in alcuni comunicati un nuovo orizzonte a cui l’esposizione tenderà: quello delle Smart Cities. Questa novità, ennesimo tentativo degli organizzatori di prender fiato attraverso la proposta della moda del momento (di cui però pressoché nessuno conosce qualcosa di preciso), ha preceduto di poco l’avvento dell’alta tecnologia in Expo, avvenuto appunto ieri attraverso la partnership con Finmeccanica, partnership che già nel comunicato di annuncio aggiunge un pezzo alla “suggestione smart city”: Expo2015 sarà un prototipo in cui si sperimenteranno tecnologie utili per la costruzione della Smart & Secure city.  Non sarà quindi tanto la vivibilità delle nuove città a divenire quindi l’argomento centrale del nuovo corso di Expo2015 bensì il più concreto e popolare concetto di sicurezza nella metropoli, attraverso videocamere utlratecnologiche a monitorare ogni movimento dei visitatori, sistemi di simulazione in 3d in grado di fornire puntuali rappresentazioni di ciò che sta accadendo stando comodi in uno degli uffici dell’aggiornato Panopticon, dispositivi in grado di controllare i flussi ed evitare eccessivi assembramenti di persone. Che dire, la città del controllo non è mai stata così concreta. Bob Arctor è fra noi!

Questa novità che da tempo si attendeva, spesso annunciata e solo ieri messa a contratto, apre un nuovo filone d’interesse per quanto riguarda l’analisi di Expo2015, grande evento che è anche, come sempre, luogo di sperimentazione del controllo sociale. Ci auguriamo che lo sviluppo di queste nuove tecnologie tese principalmente a lavorare sul terreno del controllo sociale ricevano in città la giusta attenzione, riservandoci nel mentre l’onere di approfondire questa questione.

L’argomento non sarà invece trattato nella prossima due giorni di inizio dicembre (1 e 2 dicembre, http://www.facebook.com/events/128319413988494/?ref=ts&fref=ts, ) “Dalla Parte della Terra”, secondo appuntamento della rete nata il 13 ottobre a Ravenna contro le nocività che infestano, devastano e saccheggiano i territori. A breve comunicheremo il programma della due giorni, in cui prevalentemente andremo a discutere di ridefinizione di una mappa dei poteri in cui importanti soggetti finanziari (in primis Cassa Depositi e Prestiti) emergono anche ergendosi da garanti della spesa sulle grandi opere, tratteremo di piani di governo del territorio, studieremo i nuovi protagonisti del consumo di suolo, sostenuti dalla furia tecno – liberista del decreto sviluppo.

In preparazione di queste giornate offriremo a breve alcune dispense in grado di chiarire sia i contenuti che vi proporremo sia il taglio col quale li affronteremo.

Ultima considerazione: quest’autunno sembra entrato nel vivo.

Dopo i primi cenni di conflittualità sociale emersa nelle lotte territoriali (le trivelle in Val Susa di questi giorni sono l’ultima delle provocazioni che si ritorcerà contro ai mandanti), nelle piazze (lo scorso 14 novembre in primis) e nei luoghi di lavoro laddove la precarietà diviene insopportabile (IKEA e San Raffaele solo per fare alcuni esempi) è partita la stagione dei processi e della repressione. Siamo ovviamente solidali e complici coi compagni fermati ed arrestati lo scorso mercoledì, non solo a Roma, nonché ai compagni che a breve saranno chiamati a subire le angherie del procuratore capo Caselli al processo NoTav. Quest’autunno non sarà freddo!

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DENTRO LA CITTA’ VETRINA, CONTRO L’AUSTERITY E LE NOCIVITA’ – VERSO MILANO 1&2 DIC

In principio era Expo 2015, un grande evento in grado di divenire volàno per l’economia, in grado di rivitalizzare l’egemonia del ciclo  finanza-mattone all’interno dell’economia lombarda. Tuttavia, la crisi si affianca oggi a grandi eventi e grandi opere alla guida di un esercito organizzato da una rete trasversale di poteri, in cui economia, finanza, politica e ‘Ndrangheta si intrecciano divenendo spesso indistinguibili ed il cui obiettivo è quello di acquisire nuova linfa da mettere sul mercato, aggredendo i beni comuni. Il grande dogma che in questi anni ha sorretto questa situazione ed ha creato consenso è “lo sviluppo prima di tutto”. In tempi di crisi qualsiasi attività in grado di generare economia è positiva per il territorio, offre opportunità di lavoro e crea microeconomie.

Il lavoro come ricatto che serve a devastare i territori, a spossessarli della propria ricchezza, a subire imposizioni dall’alto dalla dubbia utilità e comunque dalla sicura inutilità sociale non è il lavoro che vogliamo. Non siamo contrari alla difesa del lavoro ma il lavoro non viene prima di tutto, in particolare se si tratta di lavoro ad una dimensione, utile solo al profitto, funzionale alla  produzione di nocività e totalmente sganciato dal bene comune (oltre che dal buon senso). In quel caso il lavoro può essere addirittura nocivo.

Questo 14 novembre scenderemo in piazza in difesa dei territori, contro chi se ne vuole impossessare per imporre progetti come Expo2015, Tem e Pedemontana, contro l’austerity applicata facendo leva sul debito per espropriare appunto i territori dei loro beni più preziosi e per imporre modelli di organizzazione sociale oggi piuttosto decadenti.

Diritto alla mobilità, alla casa, al reddito, ai saperi ed agli affetti, oggi come ieri questi sono gli assi portanti di una politica di riconquista sociale in grado di stimolare un progresso reale e non statistico come piace ai media della crisi. 

Partendo dallo sciopero europeo del 14 novembre, proseguendo per le giornate dell’1 e 2 dicembre sempre a Milano, in connessione con la rete “Dalla Parte della terra” con cui condividiamo la lotta contro le nocività e la denuncia degli attori economici che le promuovono, la sfida oggi è quella di stimolare un fermento sociale in grado di rimettere in discussione processi economici e sociali considerati inevitabili, quasi naturali, che sono invece i principali fattori che determinano le condizioni di impoverimento della società a cui quotidianamente assistiamo.

Dentro e contro la metropoli ai tempi della crisi, la qualità della vita prima di tutto!

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