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Disinformazione Exponenziale

Nel fine settimana Corriere della Sera e Repubblica si sono contraddistinti sulle pagine milanesi dei due quotidiani, in una corsa a chi la spara più grossa, tra falsità e voglia di creare il “nemico pubblico”, sulla rete NoExpo. Riprendiamo da MilanoInMovimento un approfondimento sull’informazione ai tempi di Expo.

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Povero giornalismo.  Ricattato dai poteri economici che siedono nei Cda. Manovrato da forze vecchie come il cucco. Deturpato dall’ignoranza dei giornalisti. Orfano di lettori muniti di coscienze critiche.

Eh già, perché spesso ce lo dimentichiamo, ma i giornali, almeno un pochino, li fanno anche i lettori. E se i pochi professionisti seri ancora in circolazione si trovano le spalle scoperte e sono sotto un esponenziale ricatto al ribasso in termini di ricerca della qualità e, soprattutto, della verità, è anche perché chi latita e non si piglia responsabilità sono i lettori, il pubblico, i “consumatori” dell’informazione.

Noi che siamo milanesi dalla nascita e che, forse per campanilismo, forse per ingenuità, dal Corriere della Sera ci aspettiamo un giornalismo distante anni luce politicamente dal nostro pensiero, ma, quantomeno, rispettabile e di una qualità tutto sommato ancora accettabile, quando vediamo un articolo come quello scritto da Andrea Galli sul NoExpo (il “dossier” di domenica 11 gennaio 2015), ci indigniamo.

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Scioperiamo Expo! Bloccati i cantieri, è sciopero sociale!

10833682_10205191063207371_650730072_nQuesta mattina siamo entrati in corteo all’interno del cantiere di Expo. Abbiamo deciso di minare l’inviolabilità del cantiere oggi perché, gli stessi sindacati firmatari dei contratti di Expo 2015, hanno convocato oggi uno sciopero generale allo scopo di tutelare i lavoratori dalla stessa precarietà di cui si sono resi complici a Milano.

Scioperiamo Expo, e ci perdonerete l’uso disinvolto della forma transitiva, perché:

Perché è un dispositivo di governo del territorio pericoloso, il cui paradigma di lavoro precario e la logica commissariale sono recepiti dal governo rispettivamente nel JobsAct e nello SbloccaItalia

Perché la pratica dell’astensione dal lavoro è condizione necessaria non sufficiente a praticare un blocco significativo delle trasformazioni presenti, perché lottiamo non solo contro il grande-evento ma contro il modello che esso rappresenta. Expo è una chiave di lettura delle trasformazioni presenti, parla della Milano di oggi e del paese che verrà

Perché è una matrice di debito pubblico, cemento e grandi opere inutili, mafie e corruzione, precarietà e lavoro volontario

Perché inceppare l’esposizione, denunciarne il sistema di spartizione legale e illegale, svelarne la strategia, è funzionale a trasformare l’osservatorio costruito in questi anni, in un laboratorio di nuovo protagonismo collettivo

Ciascuno con i propri mezzi, linguaggi e compagni di strada, vogliamo inceppare quest’ipoteca sul nostro diritto alla città..ostinati a costruirci una vita degna oltre e senza expo 2015.

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