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Se anche il post-Expo è Expo flop

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Il 15 novembre scade la gara per la vendita dei terreni che ospiteranno il sito Expo 2015. Base d’asta 315 mln di euro, poco più di quanto sia stato investito per acquistarli, più gli interessi. A oggi non si è ancora presentato nessuno, il rischio che la gara vada deserta è concreto. La gara è stata resa necessaria, ricordiamolo, perché per la prima volta Expo viene fatto su un’area che era privata e che è stata acquisita con un Accordo di Programma predisposto della Giunta Moratti nel 2007 e approvato dalla Giunta Pisapia nel 2011.

Perché questo rappresenta un problema? Perché la società Arexpo, oggi proprietaria dei terreni, il cui capitale (per ora 94 milioni di euro) è composto circa per il 70% da soldi pubblici, ha acquistato quei terreni da privati (principalmente Gruppo Cabassi e Fiera s.p.a.) a caro prezzo., Entro fine anno Arexpo SpA dovrà offrire garanzie per 160 mln di euro alle banche che le hanno prestato i soldi per l’acquisto dell’area espositiva. Ma se il pubblico ha acquistato a caro prezzo, perché ora quel valore non spinge potenziali compratori a farsi avanti per chiudere l’affare di acquisto di aree edificabili a Milano? A dirla tutta già nel 2011 c’era chi esprimeva perplessità, e non solo la rete No Expo. Persino dalle parti del PD qualcuno esprimeva perplessità, come si legge in una nota del luglio 2011 della consigliera Anna Scavuzzo (ai tempi ancora consigliera per lista civica Pisapia sindaco, oggi nel PD) a commento dell’approvazione dell’ADP: “Masseroli ha messo in guardia rispetto al valore dei terreni di Expo e alla loro possibile svalutazione, noi di maggioranza abbiamo ribadito fiducia al Sindaco e alla Giunta, votato a favore di un documento che non amiamo, ma che rispetteremo, e mi pare che tutti abbiamo voluto dare avvio a un nuovo periodo per Expo”.

Di sicuro non è semplice capire cosa realizzare in un’area del genere (110 ettari), considerando l’impossibilità di Arexpo SpA di promuovere un’operazione di vendita il cui ritorno sia inferiore al costo d’investimento prevalentemente pubblico iniziale (la Corte dei conti non la prenderebbe bene, e neanche i cittadini). E’ difficile capire il perché un operatore privato, conscio delle problematiche del venditore, conscio dell’impossibilità di recupero nel breve, nel medio e nel lungo periodo di un investimento così elevato, debba farsi avanti (emblematico il palese bluff prima del Milan e poi dell’Inter: i tanto declamati stadi privati in giro per l’Europa sono costati nel complesso mediamente 1/6 di quello che queste due società avrebbero dovuto pagare solamente per l’acquisizione dei terreni).

A queste oggettive difficoltà si unisce un altro elemento di cui poco si parla, ma che fa la differenza: parte dei terreni del sito Expo erano (e con tutta probabilità lo sono ancora) inquinati. E non è una novità. Ha destato scalpore in questi giorni la denuncia dei 5 stelle e il video che mostra un cantiere, a 180 giorni dall’apertura di Expo 2015, con ancora aree da bonificare e terreni da cui una ruspa estrae decine di pneumatici. Ma quei terreni dovrebbero essere già stati bonificati e le interferenze rimosse. Com’è possibile che ad ottobre 2014 si scoprano sotto ai terreni di Expo decine di pneumatici interrati?

Ma già nel 2010 la rete No Expo aveva denunciato il problema e posto delle domande a riguardo, in particolare nelle Osservazioni all’ADP, evidenziando la necessità di bonifiche e chiedendo garanzie per le stesse, ottenendo risposte imbarazzanti in merito (vedi allegato in fondo). Vicenda su cui la rete No Expo tornò più volte, con una serie di inchiesta dello spazio Fornace di Rho. Non solo, perché la decisione del Commissario Unico Sala, forte dei poteri speciali conferitigli nel 2013 dal Governo Letta, di declassare il sito Expo ad aree a destinazione industriale, con limiti di inquinanti più alti rispetto alla verde-residenziale cui era, rende ancora più grave la questione bonifiche, e chi si accollerà queste spese nel post-Expo. Grazie a questo escamotage, su buona parte dei terreni non è stato necessario fare bonifiche, ma il loro valore, nonché la messa in sicurezza del territorio circostante, non ne hanno certo giovato. E le stesse bonifiche fatte, non solo sono inferiori a quelle necessarie, ma come Off Topic raccontò nel 2013 in Expopolis (pag. 108 e successive) questa è un’altra delle vicende di Expo che testimonia come tutto fosse prevedibile ed evitabile.

C’è poi un altra questione: chi deve pagare le bonifiche? I privati proprietari dei terreni o il pubblico, soldi di tutti? Contestualmente all’ADP, nel 2011 il Comune di Milano e il Comune di Rho approvarono un ordine del giorno secondo il quale i costi di bonifica avrebbero dovuto essere sostenuti da Cabassi e Fiera s.p.a.. Ma nell’agosto 2012 un accordo siglato da Expo SpA e Arexpo stabilì che a pagare fosse Expo SpA, quindi soldi pubblici. In linea generale, se si acquista un bene, e questo bene ha delle magagne, si hanno tre strade: o si annulla (nei casi più gravi) l’operazione, o si chiede al venditore uno sconto, oppure gli si chiede di risolvere la magagna di tasca sua. In questo caso Arexpo (il cui capitale è composto da soldi pubblici, repetita juvant) ha acquistato terreni inquinati, e non solo non ha chiesto sconti, ma anzi ha pagato a caro prezzo, senza avere nessuna certezza e senza far nulla per chiarire la questione delle bonifiche del terreno (tanto eran soldi pubblici…). Per farla breve, dopo l’appalto extra budget per la rimozione delle interferenza dato alla CMC nel 2011 (con un ribasso del 42%) in cui non si faceva la minima menzione sui costi di bonifiche, dopo i 28 mln dati a novembre 2012 alla stessa CMC per lavori di bonifica, sorpresa sorpresa, non previsti, con un funzionario di MM (Metropolitana Milanese, società del Comune di Milano) che si doveva occupare proprio delle bonifiche indagato, il rischio che la gara per la vendita dei terreni vada deserta fa preoccupare molto per le sorti di quegli enti pubblici che si sono indebitati con le banche (che nel frattempo sono diventati nei confronti di Expo2015 partner finanziari ed hanno eretto propri padiglioni per l’esposizione, come Banca Intesa). Che fine faranno gli indici che determinano l’edificabilità contenuti nell’ADP? Si dovranno ridurre le aree destinate a bene pubblico a fronte di maggiori vantaggi per i possibili acquirenti? Avrà luogo uno “spezzatino”? Insomma a quali compromessi si dovrà arrivare e quanto ci perderemo noi tutti dalle nostre tasche? Maroni e Pisapia, dopo numerosi goffi tentativi, ora sono chiamati a prender sul serio l’argomento e, se si confermassero le previsioni, a render conto alla città. Questa volta non ci accontenteremo del “noi ve l’avevamo detto”.

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ALLEGATO
OSSERVAZIONI IN MERITO ALLA PROPOSTA DI VARIANTE URBANISTICA AL P.R.G. VIGENTE, AL RAPPORTO AMBIENTALE E ALLA SINTESI NON TECNICA, CONCERNENTI L’ACCORDO DI PROGRAMMA PROMOSSO DAL COMUNE DI MILANO IN DATA 17/10/2008 PER LA REALIZZAZIONE DELL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 2015 E LA RIQUALIFICAZIONE DELL’AREA SUCCESSIVAMENTE ALL’EVENTO

In merito alla “Proposta di variante urbanistica al piano regolatore generale vigente mediante l’accordo di programma promosso dal Sindaco di Milano in data 17 ottobre 2008, per la realizzazione dell’esposizione universale del 2015” si osserva quanto segue:

1 – OSSERVAZIONI METODOLOGICHE PROCEDURALI

1A) L’accordo di programma è strumento inadeguato

Lo strumento dell’Accordo di Programma (ADP) finalizzato all’evento EXPO 2015, appare inadeguato quale elemento promotore della variante. L’ADP infatti definisce i caratteri e le finalità della manifestazione prevista per il 2015, e contemporaneamente assume il compito di definire le linee principali della variante urbanistica, semplificando e riducendo il complesso rapporto che dovrebbe esistere tra la programmazione territoriale, la pianificazione economica di un’area vasta, le valutazioni ambientali, trasportistiche, produttive, residenziali. Si contesta la riduzione drastica degli elementi di complessità considerati nell’area, la mancanza di una adeguata analisi socio-territoriale, la semplificazione implicita negli strumenti adottati, in prima analisi riconducibili unicamente all’obiettivo di “rendere le aree suddette compatibili alla realizzazione dell’Expo” Tale procedura, nel metodo ma soprattutto nel merito, non è accettabile dal punto di vista della prassi urbanistica.

1B) Assenza di un inquadramento complessivo

Il nuovo PGT di Milano, in corso di approvazione, dovrà dare le linee guida di una città di rilevanza nazionale ma certamente anche europea come Milano. Non si comprende quindi la necessità di una variante “particolare” che anticipa di qualche mese il documento di inquadramento complessivo, con il rischio di dover successivamente di nuovo porre mano all’area per nuove modifiche alle destinazioni ed all’assetto interno. Da questa analisi verrebbe il dubbio, non suffragato da prove ma certamente sostenuto da indizi, che il PGT dovrà adeguarsi, diremmo pedissequamente, a quanto previsto nella variante in oggetto. Tale modo di procedere in tutta evidenza appare strutturalmente errato ed inefficace, oltre che profondamente contrario al ruolo a cui è chiamato il PGT. Si pongono infatti dei paletti, probabilmente inamovibili, prima che siano definitivamente fissati i criteri generali, e si rende di fatto vano il Piano di Governo del Territorio nella sua intrinseca funzione. Diverso sarebbe, ma non vogliamo nemmeno pensarlo, che il PGT sia pensato come ridotto ad un banale ricettacolo di istanze particolari, tra cui quella, prioritaria, dell’Expo 2015. O che, peggio ancora, sia redatto esattamente in funzione di questo. Se cosi fosse, evidentemente, si tratterebbe di un tale stravolgimento da meritare considerazioni ed azioni in sede ben più seria che non la presente relativa alle osservazioni.

RISPOSTA
In relazione all’osservazione, che sostiene l’inadeguatezza dell’Accordo di Programma quale sistema per la trasformazione urbanistica di aree complesse, si chiarisce che tale modalità – ritenuta come ordinaria per la condivisione ed attuazione di scelte programmatiche, incoerenza con il principio di sussidiarietà e di pari ordinazione degli Enti – risulta essere uno degli strumenti tra i più efficaci per la realizzazione di interventi complessi. L’A.d.P. infatti, ai sensi dell’art. 34 del D. Lgs. 267/2000, assicura il coordinamento delle attività necessarie all’attuazione di opere, interventi e programmi di intervento anche di interesse regionale che richiedono l’azione integrata e coordinata di Enti Locali o comunque di Amministrazioni e soggetti pubblici. È, inoltre, lo strumento più adeguato ad assicurare, da un lato, la maggior profondità di lettura dei temi oggetto del procedimento e, dall’altro, il più efficace nel definire il programma degli interventi, dei relativi tempi di realizzazione e delle singole azioni. Inoltre, tutti i Soggetti partecipanti all’A.d.P. hanno approfondito gli elementi di complessità presenti nell’area e nel contesto limitrofo attraverso il processo di VAS (cfr.: “Rapporto Ambientale”) e la contestuale Variante al P.R.G. vigente è risultata necessaria, sia per definire la destinazione d’uso dei suoli durante la manifestazione EXPO 2015, sia per determinare gli indirizzi della loro successiva riqualificazione. Per tutto quanto premesso, non si accoglie l’osservazione.

2 – OSSERVAZIONI DI MERITO

2A) La destinazione a verde coerente con il sistema circostante

Gli elementi a supporto della proposta di variante risultano ampiamente insufficienti a rendere la stessa sostenibile secondo molti punti di vista. Il fatto che al momento l’area sia per la maggior parte non edificata, in stato agricolo, dovrebbe portare ad una valutazione complessiva del sistema del verde nell’area identificabile con il quadrante nordovest esterno a Milano. Non si comprende il motivo intrinseco di un intervento esattamente in quella sede. Inoltre il fatto che l’area si colloca lungo una direttrice territoriale (asse nord-ovest) da tempo interessato da “profondi processi di trasformazione e riqualificazione” non induce necessariamente ad assegnarle la vocazione a “polo fieristico”, al contrario indurrebbe ad evidenziarla come polmone verde necessario per uno sviluppo equilibrato, ed economicamente vantaggioso, di un sistema compresso tra autostrada ed alta velocità, e da nuovi insediamenti abitativi che hanno provocato una profonda densificazione del territorio circostante. In particolare gli Accordi di Programma per Cascina Merlata e Città della Salute e l’ambito di trasformazione di Via Stephenson, prefigurato dal PGT, vanno a confermare la totale occupazione delle ultime aree non edificate o parzialmente tali della area nord-nord-ovest del territorio del Comune di Milano e dei comuni confinanti in quei punti. Questo accade in un area che l’Amministrazione Comunale sa dal 1990 essere ad alto rischio ambientale per decenni di sfruttamento industriale, congestionamento da traffico e presenza del forno di incenerimento rifiuti di via Silla (fonte Valutazione Impatto d’Area-Consiglio di Zona 19 – Milano). Negli anni nessun intervento è stato fatto, se si esclude la chiusura della raffineria di Pero (compensata per impatto ambientale dalla cresciuto consumo di suolo e incremento del traffico veicolare), per compensare abitanti e territorio. Da questo punto di vista un mantenimento a verde, magari con intensa forestazione, del sito Expo e di altre aree adiacenti costituirebbe un’opportunità per la città di dotarsi di un nuovo polmone verde e per le zone interessate, una compensazione ai danni ambientali subiti in passato.

RISPOSTA
Si rammenta che l’individuazione del sito è stata conseguente ad una serie di valutazioni che, in prima istanza, hanno teso a privilegiare un’area prossima ad una zona adeguatamente infrastrutturata (ferrovia, metropolitana, autostrade, ecc.) in grado di offrire garanzie in termini di accessibilità anche rispetto al sistema aeroportuale lombardo (scali di Malpensa, Linate ed Orio al Serio). Inoltre, per rispondere alle necessità del B.I.E. in fase di candidatura, era necessario individuare un’ampia area libera della dimensione minima di 100 ettari. Infine, rispetto al tema del verde, si rammenta che il testo della normativa allegata alla presente proposta di Variante fissa al 56% della superficie territoriale dell’Unità 1, la quota di spazio pubblico che, a fine evento, verrà riconsegnata a parco e, non ultimo, occorre considerare che il sito è inserito all’interno del progetto della “Via d’Acqua”, un intervento che vede la costruzione di un sistema ecologico nord-sud (dal Parco delle Groane fino al Naviglio Grande). Infine si ricorda che per minimizzare il consumo di suolo pulito, nel paragrafo 5.5 il Rapporto Ambientale raccomanda anche di localizzare i parcheggi prioritariamente in aree dismesse o degradate.

2B) – In assenza di bonifica, l’area non è funzionale alla destinazione d’uso

Il sito individuato per lo svolgimento della manifestazione “Expo 2015”, è localizzato in un’area adiacente al Polo Fieristico di Rho Pero. Sull’area occupata da quest’ultima, insisteva in precedenza l’ex impianto di raffineria Agip Petroli, con un’estensione di circa 130 ettari , ed era stato per decenni, a partire dal 1953, sede di attività di raffinazione di prodotti petroliferi. La raffineria aveva una capacità di raffinazione pari a 5 milioni di tonnellate anno. La bonifica del suolo, completata nel 2003, ha riguardato il perimetro dell’attuale Polo Fieristico, ma l’area circostante non ne è stata toccata. Riteniamo assai probabile che l’area proposta per il “sito Expo” abbia subito, a causa della sua adiacenza alla Raffineria, ricadute in termini di residui da combustione, liquami e oli o altri eventuali liquami penetrati nel terreno. Non ci risultano analisi e/o bonifiche avvenute in tal senso. In virtù anche del fatto che nel Concept Plan per Expo 2015, presentato dal Comune di Milano, si identifica il sito come sede di “un grande orto botanico”, in cui “ogni Paese avrà il suo pezzetto di suolo da coltivare” (Boeri), e che “si tratterà di far crescere cibo e generare prodotti che la gente consumerà” (Burdett), sottolineiamo, nell’intento di non avvelenare gli ospiti dell’Esposizione Universale, che in nessun documento allegato alla Variante Urbanistica, né all’interno dell’Accordo di Programma si accenna alla necessità di realizzare una bonifica del sito Expo, che sembrerebbe invece opportuna. A supporto di tale tesi ricordiamo che all’interno del progetto sono previsti anche nuovi bacini di acqua artificiali e la nuova “via d’acqua”, che potrebbero influire sulla sedimentazione dei residui derivanti dall’attività di raffinazione, con il rischio evidente di inquinamento della falda acquifera.

RISPOSTA
Al fine di procedere alla verifica di suolo, sottosuolo ed acque di falda del sito, nel maggio 2010 è stato predisposto un piano d’indagine ambientale preliminare, parzialmente eseguito nei mesi di novembre e dicembre 2010. Poiché dai primi risultati è emersa la presenza di alcuni superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione, per la destinazione d’uso futura è in fase di predisposizione il piano di caratterizzazione ex art. 242 del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.

2C) – La destinazione post-Expo non è compatibile con lo stato dell’area e il contesto urbanistico

I diritti di superficie che l’Accordo di Programma prefigura per i proprietari delle aree, sanciti con la Variante al PRG in oggetto, porteranno sull’area (di cui abbiamo detto le condizioni ai precedenti due punti) nuove volumetrie con indici di copertura e di edificabilità molto elevati. Questo configura, al di là di un palese conflitto d’interessi per Fiera (nel comitato promotore di Expo, proprietaria dell’area scelta come sito dal comitato promotore), un rischio innanzi tutto per gli eventuali futuri residenti in assenza di bonifica radicale dell’area. Inoltre gli indici fanno ipotizzare la realizzazione di cubature per circa 12/18 mila abitanti equivalenti (considerando anche l’annessa area di Cascina Merlata), ossia una città nella città (Pero ha meno di 15.000 abitanti), senza contare l’impatto delle strutture di terziario, ricettive e commerciali sempre previste nell’area oggetto della Variante e in quelle adicenti. Tutto questo in assenza di un Piano dei Servizi, di una valutazione anche sociale ed economica dell’opportunità di un simile intervento.

RISPOSTA
Gli interventi di natura urbanistica dell’ambito di influenza del sito Expo sono stati esplicitati, per il grado di definizione delle scelte assunte, nel quadro di riferimento di cui al paragrafo 3.1 (interventi di trasformazione territoriale e urbanistica); gli effetti della trasformazione urbanistica del sito vengono presentati al paragrafo 6.1 (trasformazione territoriale ed urbanistica). A tal riguardo il Rapporto Ambientale (paragrafo 6.1 trasformazione territoriale ed urbanistica, paragrafo 6.6 assetto eco-paesistico e rurale) mette in evidenza alcune criticità da riprendere e rivalutare in sede di valutazione ambientale del programma attuativo per il post-Expo, quando il livello delle scelte sarà meglio definito. Si ritiene, comunque, che una valutazione complessiva della strategia pianificatoria, anche di carattere ambientale, sia di competenza di strumenti di scala più vasta, quali i PGT dei singoli comuni, nonché afferente a strumenti di pianificazione/programmazione urbanistica generale e strategica sovraordinati. Si sottolinea che il PGT del comune di Milano recentemente approvato (Febbraio 2011) comprende, ai sensi dell’art. 9 della LR 12/2005, il Piano dei Servizi, che analizza l’ambito di interesse dell’area Expo all’interno dei NIL °72 Maggiore-Musocco, 73 C.na Triulza-Expo, 74 Sacco, 75 Stephenson. Il Comune di Milano è, inoltre dotato di Programma di Sviluppo del Sistema Turistico della Città di Milano, approvato dalla regione Lombardia il 22 dicembre 2008. Si ricorda che entrambi gli strumenti sopra citati sono stati sottoposti a procedura di VAS.

2D) – L’accessibilità al sito ne compromette la destinazione.

Al contrario di quanto si evince dalla relazione illustrativa prodotta dalla Direzione centrale sviluppo del territorio del Comune di Milano, la prossimità del Polo Fieristico può risultare fonte di grandi problemi di gestione della manifestazione Expo 2015. Bisogna infatti considerare che le stime di ospiti della manifestazione contenuti all’interno del progetto presentato al BIE dal Comune di Milano durante la fase di candidatura, è di 29 milioni in sei mesi, pari ad una media aritmetica di 160 mila al giorno. Prendendo per buona la stima inserita nello steso documento, secondo cui il 60% dei visitatori utilizzerà i mezzi pubblici, ne risulta che circa 65 mila persone tutti i giorni per 6 mesi si recheranno al sito Expo con mezzi privati, senza contare i volontari e i lavoratori coinvolti. Alla luce di ciò, se si considera anche il traffico che deriverà dalle normali esposizioni fieristiche che si terranno in quei 6 mesi, la prossimità del Polo Fieristico di Rho Pero potrebbe incrementare i rischi già elevati di congestionamento del traffico. Si propone pertanto in via prioritaria l’identificazione di un altro sito in cui realizzare Expo 2015, ovvero l’utilizzo della Fiera stessa previo accordo e in via subordinata l’ipotesi di vietare altre manifestazioni fieristiche in contemporanea all’Esposizione Universale.

RISPOSTA
Le valutazioni trasportistiche condotte hanno messo a confronto la domanda di accessibilità prevista con l’offerta sia di trasporto pubblico sia di trasporto privato esistente e programmata. L’esito delle valutazioni evidenzia una condizione complessiva di sostenibilità mentre non risultano criticità tali che possano mettere in discussione la scelta localizzativa

2E) – Perdita di un’area strategica per l’eco-sistema del Nord-Ovest

La trasformazione dell’area prescelta e la sua definitiva antropizzazione (al pari dell’area adiacente in località Cascina Merlata anch’essa interessata dai progetti per Expo 2015), porta alla perdita dell’unico corridoio ecologico esistente nel territorio del Comune di Milano, in grado di fornire appoggio alle specie animali migratorie e ideale anello di congiunzione tra il sistema dei parchi del nord Milano (Groane, Grugnotorto, Parco Nord) e dell’ovest Milano (Boscoincittà, Parco dei fontanili, Parco Sud), pregiudicando in via definitiva la realizzazione dell’anello verde attorno alla città. In tal senso si propone altra localizzazione per la rassegna espositiva.

RISPOSTA
Per un quadro più completo del contesto all’interno del Rapporto Ambientale sono già stati esplicitati dati ed informazioni, per quanto disponibili, sulle strategie di trasformazione urbanistica dell’ambito nord ovest di Milano, come riportate nei paragrafi 2.1 (trasformazione territoriale e urbanistica) e 3.1 (interventi di trasformazione territoriale e urbanistica). A tal riguardo il Rapporto Ambientale (paragrafi 6.1 e 6.6) mette in evidenza alcune criticità da riprendere e rivalutare in sede di valutazione ambientale del programma attuativo per il post-Expo, quando il livello delle scelte sarà meglio definito. Il rischio di frammentazione definitiva nell’ambito dipende, infatti, non solo dalla progettazione delle azioni sul sito Expo descritte al capitolo 5 del Rapporto Ambientale, ma anche dalle trasformazioni in atto al suo intorno. A tale riguardo occorrerà differenziare la situazione della connettività per la fauna terrestre, presumibilmente ormai compromessa in modo definitivo vista la già elevata infrastrutturazione dell’ambito nord-ovest, da quella degli organismi a dispersione aerea (ornitofauna, insetti impollinatori ecc). È in tale quadro che l’area considerata potrà ancora avere un ruolo di stepping stone ( “pietra da guado”, ovvero area puntiforme in grado di sostenere specie di fauna e flora di passaggio). Il tema del rapporto con le reti ecologiche va concettualmente differenziato per la scala locale e quella di area vasta. Sarà quindi in sede di VIA e di scenario post-Expo che si potrà tener conto in modo dettagliato non solo della RER (Rete Ecologica Regionale), ma anche di quelle di livello locale (la REP provinciale precisata dal nuovo PTCP in corso di redazione e le REC comunali che dovranno essere predisposte ai sensi della DGR 8/8515).

2F) – Trasporto delle merci su ferro

Si è posto il problema di come far arrivare i visitatori all’Esposizione Universale, ma nulla è stato detto in merito alle merci. Si deduce che tutto ciò che sarà all’interno del sito Expo nel 2015, vi sarà trasportato su Tir e mezzi pesanti, con un notevole appesantimento del traffico nella zona, prima e durante l’Expo 2015, e un’ulteriore fonte di inquinamento dell’aria. Anche il Polo Fieristico, inaugurato nel 2005, si serve completamente del trasporto merci su gomma. La presenza della ferrovia, adiacente sia al sito Fiera, sia al sito Expo, consentirebbe di utilizzare i treni per trasportarvi le merci, collegando il polo espositivo con Milano e dunque rendendo l’approvvigionamento meno dispendioso sia dal punto di vista economico che ambientale.Le opere necessarie a tale fine, sarebbero utili anche dopo il 2015 per continuare a servire il Polo Fieristico.
RISPOSTA
L’utilizzo del sistema ferroviario ai fini dell’approvvigionamento del sito Expo potrà essere valutato tenuto conto che l’eventuale attuazione di tale soluzione logistica dovrà vedere il coinvolgimento del soggetto gestore della rete e dei servizi ferroviari, il quale al momento non risulta tra i sottoscrittori dell’ADP

2G) – Smaltimento rifiuti prodotti – area ecologica

Attualmente il Polo Fieristico produce ad ogni esposizione, una notevole quantità di rifiuti indifferenziati, che gravano pesantemente sui costi dei cittadini rhodensi per lo smaltimento dei rifiuti. Per risolvere questo problema e per evitare che si ponga tale e quale per Expo 2015, si propone di creare all’interno del sito espositivo un’apposita piattaforma ecologica, che funga da ricettore per i rifiuti prodotti, impostando a monte una raccolta differenziata sia per i rifiuti dei visitatori, sia per quelli degli espositori e dei fornitori di servizi. I rifiuti prodotti devono poi potere essere classificati e pesati prima di essere inviati a successivi trattamenti e il costo dello smaltimento deve essere addebitato all’organizzazione di Expo 2015 e non ai Comuni su cui l’area insiste.

RISPOSTA
Nel paragrafo 6.7 del rapporto Ambientale (servizi ambientali) verranno incrementate le indicazioni in merito all’esigenza di prevedere interventi per ridurre la produzione di rifiuti all’origine, rafforzare la filiera della raccolta differenziata, verificare l’adeguatezza delle capacità degli impianti esistenti o previsti, programmare misure straordinarie di raccolta in corrispondenza dei picchi di presenze di visitatori e turisti. Si ricorda, comunque, che all’interno della procedura di VIA dovranno essere analizzati gli impatti della progettazione definitiva, anche in termini di produzione e gestione dei rifiuti.Il target dell’obiettivo SER-3 relativo alla raccolta differenziata, definito al capitolo 4 del Rapporto Ambientale, verrà innalzato, come già suggerito dall’osservazione di Legambiente, dal 50% al 60% ed indicato nel paragrafo relativo agli indicatori del monitoraggio del capitolo 7, ritenendolo raggiungibile tramite l’attivazione della raccolta dell’umido previa verifica di fattibilità del Gestore del Servizio di raccolta rifiuti. A titolo di paragone, si ricorda che, secondo i dati ISPRA relativi al Rapporto Rifiuti Urbani edizione 2009, la percentuale di raccolta differenziata del capoluogo si attestava, nel 2008, al 32,7%. Il Rapporto Ambientale raccomanda quindi che l’Expo assuma criteri idonei per contenere la produzione di rifiuti e massimizzare la separazione e il recupero. L’eventuale collocazione di una piattaforma ecologica all’interno del sito potrà essere valutata in fase di progettazione definitiva, quando, disponendo di dati di maggiore dettaglio, si progetterà il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti, che dovrà necessariamente tenere conto degli aspetti gestionali e di quelli di carattere igienico sanitario.

2H) – Parcheggi

La problematica dei parcheggi in funzione dell’Esposizione Universale è trattata in modo incomprensibile e non si capisce assolutamente quali siano le soluzioni adottate. Innanzitutto in merito al problema dei parcheggi di Fiera che insistono sull’area Expo, che pertanto verrebbero resi indisponibili, per i quali si cerca una collocazione alternativa, ribadiamo la necessità di impedire che avvengano contemporaneamente all’Expo manifestazioni all’interno del Polo fieristico adiacente. Ciò permetterebbe di ridurre notevolmente il traffico e consentirebbe di avere a disposizione gli attuali parcheggi di Fiera, evitando così di dovere realizzare parcheggi nei territori comunali circostanti, che peraltro danneggerebbero in modo gravissimo i cittadini residenti. In secondo luogo si sottolinea che i 17.000 posti auto progettati ad Arese, Baranzate e Rho non dovrebbero essere realizzati, in quanto bisogna evitare che i visitatori vengano all’Expo in auto, invitandoli invece ad utilizzare i mezzi pubblici. A tale fine riteniamo necessario sia nella giusta direzione il ragionamento impostato dalla Provincia di Milano, che prevede di favorire l’arrivo all’area Expo con i treni e la metropolitana e che sia necessario integrarlo con una linea metrotranviaria che unisca presso la stazione Rho Fiera la metropolitana e le linee Milano Novara, Milano Torino e Milano Varese con le Ferrovie Nord, attraversando Rho, Arese e Garbagnate Milanese.

RISPOSTA
In merito alla localizzazione definitiva, non essendo state ancora individuate possibili soluzioni condivise, si sottolinea che alla luce della necessità di individuare ipotesi di localizzazione, dovrà essere attivato uno specifico percorso per la definizione di uno piano parcheggi, il quale dovrà giungere ad una soluzione progettuale che rispetti gli obiettivi di quota modale posti dal Dossier di candidatura e dovrà essere coerente con gli obiettivi di sostenibilità dichiarati nel Rapporto ambientale Expo. Le scelte di Piano e progettuali dovranno essere sottoposte a tutte le valutazioni ambientali, previste dalla legislazione vigente in materia.

3 – DESTINAZIONE D’USO DELL’AREA
In considerazione di quanto ai punti 1 e 2 delle presenti Osservazioni, si chiede che la variante di PRG sia ritirata. L’eventuale necessità di utilizzare comunque l’area per Expo 2015, malgrado le osservazioni qui riportate, si concretizzi almeno attraverso un uso temporaneo della stessa per i sei mesi della rassegna, previa bonifica profonda e a condizione della sospensione di ogni altra manifestazione fieristica contemporanea all’evento, per poi restituire l’area alla sua attuale destinazione VA con opportuna sistemazione e riqualificazione per uso pubblico.

RISPOSTA
Si chiarisce che la necessità di modificare il P.R.G. vigente è risultata azione necessaria per poter attribuire un’idonea destinazione d’uso all’area, tale da consentire la realizzazione – ancorché temporanea – dell’evento EXPO 2015. Inoltre, l’indispensabile esecuzione di opere urbanizzative e/o infrastrutturali – occorrenti per permettere lo svolgimento della manifestazione e rese possibili dal finanziamento pubblico – non possono rappresentare un inutile dispendio di risorse. Si rende quindi opportuno poterle recuperare, in una successiva fase post-Expo, attraverso la completa riqualificazione di un’area che oggi, a causa della sua interclusione, ha perso l’originaria connotazione agricola. Per quanto concerne la bonifica dell’area, considerato lo scenario temporaneo dell’Expo ed in vista anche delle destinazioni post evento, nel piano di caratterizzazione si farà riferimento agli obbiettivi di bonifica di colonna A – Tab.1 – del D.Lgs. 152/2006 del s.m.i., ovvero agli obiettivi per il verde residenziale, come già impostato nel paragrafo 5.1 del Rapporto Ambientale ed espresso nel piano d’indagine, a meno di limitate porzioni in cui la destinazione, sia temporanea che definitiva, è riconducibile ab initio all’uso commerciale/industriale

Documento elaborato dal Comitato No Expo il 17 novembre 2010. Presentato al Comune di Milano e al Comune di Rho il 18 novembre 2010.
Le risposte sono reperibili sul sito del Comune di Milano.

 

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